Giovedì 12 dicembre, alle 18,30, al palazzetto Baviera di Senigallia è stato presentato Bìfore, libro di racconti di Alberto Di Capua ed edito da Ventura Edizioni. Presente con l’autore Leonardo Badioli.
Perchè Bìfore?
Le Bìfore sono finestre di epoca medievale, con due aperture divise in verticale da una colonnina su cui poggiano due archi. Le bìfore hanno ispirato questo libro di racconti a ‘due ante’ che cercano di spiegare, prendendo in prestito alcune situazioni che si verificano in natura, in ambiente acquatico o terrestre, quello che accade tra gli esseri umani. Quindi, da una parte c’è la metafora e, dall’altra, la situazione reale collegata.
Quanti racconti sono contenuti nel libro?
Sono tre. Il primo ha per titolo “Condi_vivere”, il secondo “La luce artificiale del Potere”, e il terzo “Uscire dal guscio”. In tutti e tre i casi ci sono situazioni di sofferenza, di disagio e di ribellione che talvolta hanno un lieto fine oppure rimangono irrisolte. Bìfore è, in definitiva, un libro positivo perché indica dei percorsi di miglioramento e di recupero, oppure vie di uscita, anche in extremis, da situazioni problematiche.
Bìfore ha qualcosa in comune con l’autore?
Il suo vissuto ne è il principale ispiratore. In effetti, si tratta di situazioni di vita di questi ultimi vent’anni ma che hanno collegamenti profondi con la mia formazione e le esperienze giovanili del periodo vissuto a Napoli (1958-1986)
Quali sono queste situazioni di cui fai cenno?
Situazioni di sofferenza in un contesto dove imperano l’indifferenza, l’inaccoglienza e la superficialità. Mi riferisco, in particolare, all’età dell’adolescenza, alle difficoltà di chi perde il lavoro e alle problematicità derivanti dal vivere insieme in famiglia e nella comunità civile. Tutti argomenti di grande attualità che periodicamente ciascuno di noi si trova ad affrontare tra mille difficoltà.
Perché il continuo uso della metafora?
Innanzitutto, credo che la metafora in generale ci aiuti a capire meglio l’esperienza reale; inoltre, quello che mi affascinano sono alcuni comportamenti animali che aiutano a capire quanto per certi aspetti noi uomini gli somigliamo. In questa trilogia parlo di ‘paguri’, ‘falene’ e ‘gamberetti’. Curiosi no?
Puoi leggerci un breve passo del libro che descrive per esempio ‘l’imitazione’?
Si tratta di un passaggio tratto dal secondo racconto “La luce artificiale del Potere”: “Antonia aveva una profonda convinzione, secondo la quale la società poteva progredire anche grazie al carisma delle persone che, dopo aver generato soluzioni per taluni bisogni insoddisfatti, sarebbero state ‘imitate’ poi dalle istituzioni. Il problema, che però sentiva opprimente, consisteva in quello che lei definiva ‘incapacità d’imitazione’ del carisma da parte dell’istituzione; ossia, nata l’innovazione, l’istituzione era spesso incapace di imitarla stabilmente, finendo così nell’abbandonarla a se stessa”
Quali sono le parole chiave di questa trilogia?
Ce ne sono diverse come ‘ostinazione’ e ‘insofferenza’ che spingono verso cambiamenti significativi, ma anche ‘cooperazione’ e ‘imitazione’ che invece indicano la strada verso il progresso e lo sviluppo sociale.
Ma come?! E tu mi fai questa cosa in esatta contemporanea con un mio impegno ad Ancona?! Ma si fa così?
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Niente paura! E’ possibile trovarlo in tutte le librerie del centro; poi magari mi dirai che ne pensi 😉
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