L’esperienza ci dice che si sta rivelando una perdita di tempo. Di seguito, uno scambio tra genitori intercettato in questi giorni su FB. (G sta per genitore)
G1:”Valentina senza smartphone non sopravvive”
G2 “Aahahah è così, avrà l’età di mia figlia?”
G3 “Purtroppo anche la mia che ha 15 anni e la tua ragazza?”
G1 “18 e mezzo ma vive con il telefonino in mano da anni”.
Ecco questa è la situazione, siamo davanti ad un ‘non problema’ e ad un comportamento considerato ‘normale‘. Ora, quanto tempo li usano, cosa pubblicano, con chi chattano, cosa condividono è una questione che esula dalla preoccupazione di gran parte dei genitori. Questi ultimi magari li vedi che partecipano impauriti agli incontri della Polizia Postale (il genitore normativo) che ti avverte su quello che puoi e non puoi fare; ma poi quando tocchi questioni che riguardano la cittadinanza digitale o l’alfabeto online dei sentimenti e delle emozioni, i genitori fanno spallucce e ti dicono che a queste cose ci deve pensare la scuola.
Peggio che andar di notte. La scuola al momento ha solo un atteggiamento disciplinare. Si è fatta un bel regolamento e chi usa o abusa del cellulare a scuola viene punito con sequestro, richiamo dei genitori, e così via.
Inoltre, la scuola pur dotandosi di nuove tecnologie didattiche (LIM, libri elettronici, tablet) non è ancora in condizione di fare educazione ai nuovi media. La psicologa Emanuela Confalonieri dice che la principale sfida per il successo delle tecnologie digitali è legata all’autostima degli insegnanti. Dobbiamo spiegargli, cioè, che non devono diventare ‘nativi digitali’ ma semplicemente saper fare il loro mestiere con strumenti differenti.
Ma c’è anche un’altra strada, più complessa ma a noi piace molto, che è quella della ‘Peer Education’ applicata ai nuovi media. Si tratterebbe, in sostanza, di formare quei ragazzi che, per la loro capacità comunicativa e di interazione con il gruppo classe, e per le scontate competenze e abilità informatiche, possano effettivamente trasmettere ai loro pari le giuste consapevolezze digitali.
Su questa strada ci va di lavorare….