Il Turismo delle zone interne è un obiettivo o una conseguenza? La strategia del riflettore

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Alcuni concetti sono stati tratti dal libro: “La terra dei recinti” di M. Capalbo con riferimento al sud d’Italia. Con qualche correttivo credo si possano applicare anche alle zone interne delle Marche. 

“Per difendere e valorizzare il territorio bisogna agire su tre versanti: 1) far conoscere il territorio ai suoi abitanti, aumentando la loro consapevolezza del valore delle risorse presenti, nella convinzione che solo ciò che si conosce può essere difeso; 2) far emergere dove già esistono le iniziative imprenditoriali nei settori dell’agricoltura, dell’artigianato, dell’arte, della cultura e della tecnologia al servizio di questi settori; 3) mettere in rete tutte queste realtà dando loro visibilità (sotto il riflettore) per aumentarne il potere contrattuale e competitivo e per costruire dei percorsi tematici che consentono un loro rapido sviluppo.”

“Il metodo per realizzare tutto questo è l’esatto contrario di quello che si è fatto finora. Ossia, invece di stimolare, spingere, premere, sollecitare una risposta dai territori, si sceglie la far emergere, tirar fuori, estrapolare, mettere sotto i riflettori, far venire fuori ciò che già esiste nei territori e ciò che possiede le potenzialità per esistere domani: saperi, intelligenze, risorse, culture, idee, passioni, tradizioni, arte, ecc.”

“La strategia del riflettore, quindi, si basa sulla conoscenza del territorio e sull’individuazione di quelle realtà già presenti in grado di generare valore (“la fiamma che arde”) e da queste partire per stimolare, attraverso l’esempio, la nascita di nuove realtà imprenditoriali collaterali o complementari (“il fuoco sotto la cenere”). Quali sono i passi da seguire?”

“Innanzitutto, bisogna individuare quei soggetti appassionati del proprio territorio, che credono nella radicazione tra azione umana e territorio e che spesso operano in solitudine, incapaci di poter realizzare pienamente la propria sfida imprenditoriale etica e virtuosa in uno dei settori sopra elencati.”

“In secondo luogo, bisogna farli conoscere facendoli salire sul palco illuminato dai riflettori per soffiare sul “fuoco sotto la cenere”. Questa attività è necessaria per due motivi: ridare vigore e nuova motivazione all’iniziativa imprenditoriale già in essere e dare fiducia a chi, spesso sfiduciato ed impotente, aspetta una nuova spinta per intraprendere.”

Il capo fila e l’attivatore di tutto questo processo di rinascita non può che essere l’Ente locale, garante e sostenitore del progetto di ‘rianimazione’ del territorio spesso ignaro delle sue estese potenzialità e in ogni caso responsabile delle politiche turistiche. A proposito di quest’ultime bisogna fare chiarezza sul ruolo del turismo nelle piccole comunità soprattutto dell’interno.

Fare turismo di qualità in queste località non può più essere considerato un ‘obiettivo’ strategico delle amministrazioni locali o regionali, fatto di standardizzazione e scarsa differenziazione, bensì deve essere una conseguenza dell’unicità, dell’identità e dell’autenticità dei suoi territori. Tocca ai cittadini, in particolare ai cittadini-imprenditori prendere in mano il proprio destino, rimboccarsi le maniche e fare quello che per decenni si è aspettato che altri facessero (leggi Istituzioni)    

 

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