Il Cappotto di Bruner

1918375_10208034513693145_7113760092995411530_nLe recenti esperienze, come docente esterno di Web Marketing negli Istituti Superiori, mi hanno fatto riflettere molto su come va oggi la scuola.

Da genitore, devo dire onestamente che ho sempre avuto un atteggiamento un pò giudicante dell’operato dei docenti, in relazione soprattutto ai risultati che i miei figli portavano a casa. Se tutto filava liscio era merito dei ragazzi, e se invece, andavano male allora la colpa era del docente che non aveva saputo insegnare.

In effetti, le cose non stanno proprio così!

Quando sono rientrato in una classe delle superiori dopo quarant’anni, in veste di docente, ho istintivamente adottato il classico stile ‘frontale’ con l’ottica che dovevo trasmettere conoscenza e non preoccuparmi se effettivamente i ragazzi stessero apprendendo. Trattandosi di una disciplina a loro conosciuta (Marketing), credevo che avrei ottenuto una discreta attenzione, raggiungendo facilmente così i miei obiettivi formativi.

E invece, no! Erano distratti, rumorosi, turbolenti, annoiati, nonostante li richiamassi all’ordine continuamente (in questi momenti ho capito perchè molto spesso i docenti dei miei figli, stanchi e frustrati, mi scaricavano spesso addosso, come genitore, la responsabilità di non avergli insegnato la disciplina).

Allora, come un lampo, mi è venuta in mente la metafora di Jerome Bruner. Lo psicologo americano dice che insegnare qualcosa agli studenti senza verificare le conoscenze precedenti è come appendere un cappotto senza prima vedere se ci sono dei ganci liberi. Se non ci sono o se ci sono troppi cappotti sullo stesso gancio, l’indumento che cerchiamo di appendere cadrà a terra.

Questa metafora mi ha aiutato a capire il motivo di questa costante disattenzione ma l’ho riformulata in maniera più ‘estensiva‘. Ossia, mi sono chiesto, quante informazioni al giorno d’oggi i nostri docenti (9 o 10) cercano di trasmettere ai loro studenti, nell’incubo costante di dover completare a tutti i costi il programma scolastico e verificare le loro prestazioni (scrutini, prove invalsi, esami di maturità, ecc)? La loro inevitabile burocratizzazione ha generato una completa disattenzione verso l’apprendimento reale degli studenti?

E allora quale attenzione potevo pretendere da questi ragazzi già alle prese con l’accumulazione/assimilazione senza limiti dei contenuti di tutte le altre materie curriculari?

Ho cambiato quindi strategia, mettendomi nell’ottica di voler lasciare a questi ragazzi veramente qualcosa di utile e necessario per il loro futuro lavorativo….

Alcuni approfondimenti estivi sulla Flipped Teaching (‘insegnamento capovolto’) mi hanno spinto, con qualche consapevole rischio, a sperimentarla all’interno di queste classi.

Si tratta in breve di “...rovesciare completamente la struttura dell’ora di lezione, eliminando la comunicazione frontale al gruppo e partendo da quello che gli alunni sanno su un determinato argomento. La cattedra, come luogo da cui partono le informazioni, diventa inutile e la classe deve funzionare come una comunità di discussione e di confronto. Il docente assume il ruolo di propositore di problemi, non di oracolo che fornisce le risposte. Le risposte vanno cercate dagli studenti. Insegnare diventa così un processo in cui il docente indirizza la ricerca delle soluzioni, favorisce la discussione, promuove la collaborazione e il confronto fra le diverse idee…. (G. Stella, Tutta un’altra scuola).

La sperimentazione mi pare che abbia dato l’esito sperato! Ho cessato subito di trasmettere montagne di informazioni, come stavo facendo, ed ho dato solo alcuni input che consentisse loro di organizzarsi, grazie anche all’utilizzo di alcune determinanti risorse digitali, e realizzare dei progetti di web marketing alla loro portata.

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Una risposta a Il Cappotto di Bruner

  1. Massimo Bellucci ha detto:

    La trasmissione di nozioni resta importante se accompagnata da ascolto e dialogo, da ricerca di strade nuove, bravo! Oggi i ragazzi ricevono troppe informazioni, ma forse non le sanno gestire, dobbiamo dare loro, anzi, costruire insieme a loro gli strumenti per farlo.

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