Placemaking. Un gioco per giovani cittadini

E’ stato avviato, con alcune classi del Liceo Scientifico E. Medi di Senigallia, un interessante percorso su come si possa fare ‘progettazione partecipata’ con i ragazzi, utilizzando la filosofia del PLACEMAKING. Di che si tratta?

E’ abitudine comune, quando si discute di spazi pubblici riservato ai giovani, esterni ed interni, non dare eccessivo risalto a quella che può e deve essere considerata la loro funzione principale, basata essenzialmente sulla promozione della salute e del benessere delle persone che li frequentano.

La filosofia del placemaking parte da questa importante considerazione per arrivare a promuovere un’idea molto concreta: dal momento che essi usufruiscono di determinati luoghi per i più diversi motivi, e quindi li conosce in ogni loro sfaccettatura, ne consegue che ognuno di loro può diventare una risorsa utile nell’opera di pianificazione, progettazione e gestione di spazi pubblici di alta qualità.

 I veri esperti sono i giovani cittadini, con il loro bagaglio di conoscenza diretta del luogo. Che il placemaking sia meglio definibile come processo o come filosofia non è questione che sarà qui dibattuta. La sua portata innovativa consiste appunto nel considerare di fondamentale importanza l’opinione dei giovani abitanti di una determinata comunità con riferimento ai possibili miglioramenti che possono essere apportati in quegli spazi pubblici che gli stessi sono soliti frequentare, usando come punto di riferimento i loro bisogni, le mancanze lamentate e tutto quanto possa rendere (sempre attenendosi a tale opinione) un determinato posto il più confortevole possibile.

Se le Amministrazioni Comunali, che si occupano di pianificare e progettare gli spazi pubblici, si aprissero alle proposte dei giovani, che sentono proprio quel luogo perché lo vivono quotidianamente, il risultato che ne verrebbe fuori sarebbe senz’altro positivo. Solo chi ha conoscenza diretta di un posto può fornire informazioni preziose su come esso funziona, quali sono le sue criticità e cosa gli abitanti di quella comunità ritengono sia importante o meno. Insomma, i veri esperti sono i giovani con il loro bagaglio di conoscenza diretta del luogo. 

Non si tratterà allora di costruire nuovi giardini, piazze o ambienti pubblici, piuttosto quello di riqualificarli e renderli invitanti tramite una combinazione non casuale di vari fattori che siano di stimolo all’instaurazione di relazioni sociali al suo interno e vengano svolte attività capaci di coinvolgere tutti.

Per usare una metafora, il placemaking confeziona, per un preciso spazio un vestito su misura e che asseconda le richieste degli abitanti di una data comunità. Cittadini che influenzano il processo decisionale: quale migliore esempio di sussidiarietà orizzontale e di partecipazione dal ‘basso’?

Per l’attivazione del placemaking è stato chiamato in causa un vero esperto di tematiche partecipative: IPPOLITO LAMEDICA di Fano.

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