La partecipazione. Minaccia o opportunità per la democrazia rappresentativa?

In occasione degli auguri di Natale, tra il Vescovo Manenti e le persone impegnate in politica nei comuni della diocesi si è svolto un vivace incontro sui temi della democrazia. Alcune riflessioni a caldo…

Intanto, è notizia di questi giorni che la Commissione Europea ha approvato una Raccomandazione che esorta gli Stati membri ad adottare misure effettive per promuovere la partecipazione dei cittadini e delle organizzazioni della società civile all’elaborazione delle politiche pubbliche. Lo scopo è quello di contribuire a rafforzare la resilienza democratica nell’Unione invitando a disporre un quadro politico o normativo ben definito per la partecipazione che specifichi gli obiettivi, le procedure e i soggetti interessati, e di destinare finanziamenti specifici all’attuazione del quadro di partecipazione a tutti i livelli di governo, anche sfruttando al meglio i fondi dell’Unione disponibili.

Anche la prossima Settimana Sociale nazionale dei cattolici, tutta dedicata alla partecipazione, “cuore della democrazia”, (Trieste 3-7 luglio), desidera coinvolgere e valorizzare la presenza e l’impegno di tante Buone Pratiche che esistono sul territorio nazionale, per favorire la partecipazione economica, sociale e politica di tutti i cittadini.

Infine, Senigallia, nell’anno ormai trascorso, prova a fare cultura e pratica della partecipazione con alcune iniziative, come quella del Parco che vogliamo, le attività informative sul Fiume finalizzate a costruire patti di collaborazione tra PA e cittadini, ed infine il Convegno nazionale di AIP2 dal titolo. “Quale partecipazione di fronte ai rischi naturali e ai cambiamenti climatici?” del marzo scorso

Ormai comincia a prendere vigore l’idea che le amministrazioni dovranno dedicare sempre più tempo a queste pratiche che investono i cittadini e le organizzazioni sociali portatori d’interesse compositi. Ne va della loro credibilità ed anche della loro rieleggibilità.

Premesso che la partecipazione ad una discussione, una decisione, una soluzione di un problema complesso che riguarda la propria città, oggi viene considerato un antidoto efficace per curare il senso di isolamento ed esclusione presente in larga parte della popolazione soprattutto giovanile – in sostanza la partecipazione strutturata e sistematica può favorire il risveglio di una comunità e contenere il dissenso civico. Tuttavia, ciò non sembra sia così semplice! La scala di Arnstein ci dà una mano quando stabilisce alcuni gradini dove la partecipazione può giocarsi a vario livello. Tolto il primo gradino (manipolare) che ha un sapore irritante per la comunità, cittadini e amministrazione possono concordare insieme quelle pratiche dove ci si ferma, da un lato, ad informare e consultare i cittadini su temi di una certa urgenza, dove le istituzioni pubbliche giocano un ruolo decisivo per la protezione e la sicurezza dei cittadini, il decoro e la mobilità urbana, la tassazione ed i servizi sociali sul territorio; dall’altro, quello di dare spazio alla voce dei cittadini, impegnandosi ad ascoltare, accogliere, e tenere in giusta considerazione i suggerimenti e le proposte. In sostanza, non tutto può essere oggetto di un processo partecipativo! Laddove ci siano le condizioni i cittadini vanno coinvolti ed ascoltati con delle regole d’ingaggio chiare e trasparenti.

Tuttavia c’è anche un’altra strada! Sono i cittadini che propongono dei percorsi partecipativi aventi come oggetto beni pubblici dismessi, abbandonati all’incuria e al vandalismo. E’ il caso recente del Parco che vogliamo, dove cittadini, scuole ed associazioni hanno indicato ai pubblici poteri un percorso per riqualificare e rilanciare il bosco urbano della Cesanella. E qui i casi potrebbero moltiplicarsi ma anche essere molto sfidanti per tutti. Ne sono un esempio i bilanci partecipativi oggi adottati da molti comuni italiani. Il Bilancio Partecipativo è uno strumento che consente ai cittadini di proporre delle idee per migliorare la città in alcune sue parti. Annualmente il comune stanzia dei fondi e le proposte più votate sono finanziate e realizzate. Ogni cittadino o associazione può proporre progetti in ambiti come l’Ambiente, la Cultura, lo Sport, la promozione e la coesione sociale, ecc.

Infine, una riflessione sulla delega comunale alla Partecipazione. Di solito, viene affidata ad un Assessore, che, tra i mille impegni, si deve occupare anche di partecipazione. Un comune moderno orientato alla partecipazione non dovrebbe prevedere una delega specifica perché sarebbe opportuno invece innestarla, ove possibile, all’interno di alcuni settori dell’amministrazione (ambiente, lavori pubblici, cultura e turismo, sport, mobilità). Inoltre, grazie ad idonei indicatori che certifichino la qualità dei processi partecipativi attivati, si possano anche facilmente valutare le sue performances.

Questa voce è stata pubblicata in L'accoglienza e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento