In occasione del 4 novembre, il Direttore Generale dell’Ufficio scolastico regionale delle Marche ha scritto una lettera agli studenti che ha sollevato un ondata di proteste in tutta la regione ed anche fuori. Partigiani, storici, politici, professori universitari, intellettuali e molti docenti, nell’evidenziare il tono nostalgico e militaresco della lettera, che sembrava esaltare la guerra, l’hanno categoricamente respinta al mittente.
Nel frattempo, ci saremmo aspettati qualche timido tentativo di commento da parte degli unici destinatari della lettera, ossia gli studenti, ma alla fine ci siamo rassegnati nel pensare, data la polvere che aveva sollevato, che nessuno l’avesse letta, magari anche con l’aiuto dei docenti. Ed invece, qualcuno l’ha letta, discussa e commentata per iscritto da cui si evincono una serie di interpretazioni, anche molto critiche, che testimoniano almeno quanto la lettera abbia invitato alla riflessione. All’indirizzo: https://bit.ly/Commentideglistudenti sono riportate una ventina di considerazioni, di cui ne riportiamo una interessante, ed un video di sintesi (attività svolta in PCTO) di cui al link: http://bit.ly/LiceoSeveri .
“……..Può sembrare una lettera shock, c’è chi ha parlato addirittura di fascismo, chi ha chiesto la sospensione del Direttore, chi si è indignato perché, in parte, riprende un discorso di Benito Mussolini. Probabilmente, invece, questo dirigente voleva ricordare il sacrificio reso tanti anni fa dai soldati, volontari e non, morti in battaglia. Non solo giovani, ma anche persone mature; (la data ricorda l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti e la resa dell’Impero Austro-Ungarico nella Grande Guerra).
Penso che sia doveroso riconoscere il sacrificio di quei caduti, ma non bisogna esaltare la velleità della guerra, a discapito della tanta agognata cultura della pace che, con enorme fatica, si cerca di perseguire. Forse è stato manipolato quel messaggio, che voleva essere educativo e voleva ricordare, nella ricorrenza di una festa nazionale, il sacrificio di quelle persone morte cento anni fa. Personalmente voglio interpretarla come un invito ad essere noi stessi, sempre e comunque. Dobbiamo sforzarci di essere autentici, di avere delle convinzioni personali, dei valori e dei principi saldi e di lottare per essi. La guerra è orrore, è insensata, ingiustificabile, rende orfani e martiri. Cambia le vite umane, uccide i sogni, spezza i confini di un mondo civile che si cerca di costruire.
Voglio leggerla come l’invito, da parte di chi educa, a non essere un “ignavo”, lo stesso che Dante colloca nell’Antinferno. E’ troppo comodo non prendere mai una posizione, non urlare il diritto di esprimere un parere che va contro corrente. Sto ancora lavorando su me stesso per acquisire questa forma di coraggio, se così si può definire, grazie al quale posso apprezzare il solo fatto di essere unico e irripetibile”.